Mentre in tutto il mondo il 18 dicembre veniva onorata la “Giornata d’Azione Globale contro il razzismo e per i diritti dei migranti, rifugiati e sfollati”, si evidenziava la forte contrapposizione dei migranti selvaggiamente rinchiusi nel centro di prima accoglienza a Lampedusa e nei CIE di Bari, di Roma, di Gorizia, …, reclusi, privati della dignità di esseri umani.

L a loro rivolta, ancora una volta generata dalla violenza disumana di leggi razziali, è stata rimbalzata dal perbenismo mediatico con paginate di articoli, foto e video.

Così i media, i politici, le autorità, si sono precipitati a gridare allo scandalo quasi fosse una novità, facendo finta di ignorare che quella condizione di esclusione è da anni che esiste ed è figlia delle leggi protezioniste e razziste che nei decenni la “democrazia” degli Stati ha deciso di varare.

La sofferenza può generare pietà, ma la pietà è debole, non alimenta ribellione, gode di quella solidarietà perbenista che allontana da sé la contraddizione che l’ha generata.
Per contro l’iniziativa solidale richiama la condivisione e la lotta per la difesa dei diritti e della giustizia contro le cause che generano discriminazioni, razzismo, espulsioni.

Se non si ascolta la sofferenza, se non si condivide l’emarginazione, non esiste pietà ribelle  alla follia umana.  I 366 morti in mare il 3 ottobre scorso sono rimasti il simbolo dell’indifferenza nella persistenza di luoghi come Lampedusa ed i CIE.

Si parla di atti degradanti, di disumanità, di professionalità inaccettabile, di moralità venuta meno, mentre si esaltano i mercati della produttività esasperata, mentre si negano e si tacciono le feroci violenze dello sfruttamento di interi popoli depauperati delle loro ricchezze, costretti alla fuga dalle guerre e dalla fame.

E ancora si fortificano i confini di fili spinati e di “muri” a protezione dei migranti.

E ancora si sfruttano gli emarginati, le povertà per misconoscere le disuguaglianze e le ingiustizie sociali della politica incapace e incompetente.

Contro ogni forma di perversione, di violenza e di razzismo;
contro ogni violazione dei diritti e della giustizia;
contro ogni mercificazione della vita e della libertà;
contro le segregazioni e il reato di clandestinità …:
occorre dire basta!

Oggi è il tempo e il luogo dove scandire la propria volontà per un radicale cambiamento dell’economia liberista e della politica inerme.

Basta con una quotidianità aggressiva e schiava del destino monetarista e di una produttività indistinta.
Basta con le disuguaglianze e i poteri violenti.

Oggi è la libertà ritrovata, il diritto rivendicato e la solidarietà rigenerata a vivere le criticità di un presente di mobilitazione e di conquista.

Oggi siamo noi a decidere le forme di partecipazione attiva, a condividere e governare le forme di democrazia, a rivendicare il diritto di un radicale cambiamento.

NO ai Centri di Identificazione ed Espulsione, SI al diritto di cittadinanza per tutte e tutti, SI alla libertà di movimento delle persone sull’intero pianeta.